Ci emozioniamo ogni giorno più volte al giorno e quello che proviamo è fondamentale per comunicare agli altri, prendere decisioni, capire cosa fare e capire come stiamo.
Le emozioni, hanno un ruolo centrale nella nostra vita eppure non le conosciamo abbastanza.
In questo articolo ti spiego in parole semplici cosa sono e a cosa servono le emozioni.
Cosa sono le emozioni
“Ognuno di noi sa che cosa sia un’emozione, fintantoché non gli viene chiesto di descriverla”.
Fehr & Russell, 1984
Non esiste una definizione di emozioni condivisa, psicologi e ricercatori di varie discipline si accapigliano da decenni per definire cosa sono questo fenomeno che tutti sperimentiamo e che ci rende così umani.
Per lo scopo di questo articolo ho scelto una definizione semplice, ma pratica:
le emozioni sono una risposta ad uno stimolo interno (una sensazione fisica, un ricordo, un pensiero…) o esterno (un evento, un’interazione con qualcuno, uno stimolo sensoriale…).
Cosa accade quando proviamo un’emozione
Quando riceviamo uno stimolo per qualche motivo rilevante e che richiede una risposta, tutto il nostro corpo-mente si attiva.
Questa attivazione generale avviene a diversi livelli:
- livello fisiologico: sperimentiamo alterazioni della respirazione, della pressione arteriosa, del battito cardiaco, della circolazione, della digestione, ecc.
- livello sensoriale: la nostra percezione sensoriale si altera, vediamo meglio o peggio, sentiamo di più o di meno gli odori…
- livello cerebrale: si attivano determinate aree del cervello che ci predispongono all’azione
- livello muscolare: i muscoli si preparano all’azione richiesta
- livello comunicativo: cambiano le espressioni facciali, la postura, il tono della voce
Emozioni primarie e secondarie
Le emozioni che proviamo sono moltissime e molto articolate. Tendiamo a sperimentare spesso un miscuglio di emozioni o sfumature più o meno intense della stesse.
Nella ricerca psicologica moltissimo lavoro è stato dedicato ad individuare e classificare le emozioni.
Secondo uno degli studiosi più famosi e prolifici sull’argomento, Paul Ekman, possiamo definire 6 emozioni primarie:
- Rabbia
- Paura
- Tristezza
- Felicità
- Sorpresa
- Disgusto
Queste emozioni sono condivise da persone appartenenti a diverse culture e quindi biologicamente determinate.
Sicuramente ti sembrerà che ne manchino all’appello diverse. Si tratta delle emozioni secondarie, considerate tali non per la frequenza con cui le sperimentiamo, ma per la loro complessità.
Sono molte e per approfondirle tutte ti consiglio la lettura di questo ricchissimo atlante, ma tra le più comuni cito la vergogna, il senso di colpa, il rimorso, l’invidia, l’entusiasmo, la soddisfazione e la curiosità.
Le emozioni secondarie sono condizionate e plasmate dall’esperienza e dalla socializzazione: l’acquisizione delle regole che l’ambiente impone come modalità idonee di partecipare alla vita sociale generano nuove e più complesse risposte agli stimoli.
A cosa servono le emozioni
Se sulla definizione di emozioni ci si accapiglia da più di un secolo, il dibattito sulla loro funzione non è meno agguerrito.
Ci sono, però, alcuni punti che mettono tutti d’accordo.
Quasi contemporaneamente all’attivazione fisiologica che subentra appena si attiva la percezione di uno stimolo, la mente inizia ad elaborare i contenuti dello stimolo stesso per produrre la risposta necessaria.
Questa elaborazione cognitiva genera una risposta comportamentale.
La prima funzione delle emozioni è quella di farci agire.
Ad esempio se sto provando rabbia ho subito un torto o mi trovo davanti ad un ostacolo da superare: questa emozione mi sprona ad agire per ristabilire la giustizia o superare l’ostacolo.
Se sto provando tristezza ho sperimentato una perdita o è accaduto qualcosa, nella mia vita, che richiede un tempo di elaborazione, confronto e presa di consapevolezza. In questo caso l’emozione mi chiederà di non agire, rallentare, fermarmi.
Ebbene sì, l’azione richiesta, a volte, è la stasi.
Le emozioni hanno una funzione comunicativa
La seconda funzione delle emozioni è quella comunicativa.
Interessante, ma che cosa comunicano?
Il primo messaggio molto semplice ed è rivolto a noi stessi: c’è uno stimolo che richiede la nostra attenzione.
Che ad attivare l’emozione sia stato uno stimolo interno o esterno, è qualcosa di così rilevante da richiedere la nostra energia ed una risposta.
Il secondo messaggio riguarda il mondo esterno: siamo animali sociali e i gruppi si regolano moltissimo attraverso l’espressione non verbale delle emozioni da parte dei loro membri. Ecco spiegato a cosa serve l’attivazione posturale ed espressiva.
Una volta comunicato il suo messaggio, l’emozione può defluire e lasciare spazio ai pensieri e ai comportamenti utili.
Non esistono emozioni positive e negative.
Proprio perché la funzione delle emozioni è quella di comunicare un messaggio e farci rispondere a livello comportamentale ad uno stimolo, la loro attivazione è sempre utile e, quindi, positiva.
L’esperienza che ne facciamo, però, può essere piacevole o spiacevole, ma questo non dipende dall’emozione, ma dal contesto in cui si presenta e da quello che abbiamo imparato su quella specifica emozione.
Per riprendere gli esempi precedenti, se ho subito un torto e provo rabbia, la sua coerenza con la situazione e la sua funzione preziosa nel farmi attivare per ristabilire la giustizia la renderebbero un’emozione molto piacevole da provare e positiva a meno che…a meno che qualcuno mi abbia insegnato che la rabbia è un’emozione sbagliata, negativa e da reprimere.
Etichettare le emozioni come positive o negative ci fa un grosso sgambetto rispetto alla loro utilità: giudicandole non riusciamo a capirne il messaggio, tendiamo ad allontanarle e a non esprimerle, perdendo la loro funzione preziosa.
In sintesi le emozioni:
- sono una risposta ad uno stimolo
- attivano tutto il nostro corpo-mente
- si distinguono in primarie e secondarie
- ci permettono di attivare una reazione comportamentale adeguata
- hanno un messaggio da dare a noi e a chi ci sta intorno
- chiamarle negative o positive ci ostacola nell’utilizzarle al meglio